Segretario provinciale UGL-FP di Caserta

In tutti gli altri Paesi, lo smart working è stato accompagnato da un aumento dello stipendio, in Italia nel frattempo si minacciava di tagliare i buonipasto, cosa che è stata fatta in alcuni casi, o di procedere con una riduzione dello stipendio.

Il World Economic Forum ha calcolato che negli Usa, il ricorso allo #smartworking ha portato ad un incremento della produttività pari al 4,6%. Allora perché si combatte così strenuamente contro lo Smart working?
Una amara verità è che la diffidenza nei confronti dello smart working nasconde in realtà le più amara bugia economica di questi anni.

Per anni si è raccontata la storia degli Statali comodamente seduti alle loro scrivanie al caldo, privilegiati rispetto ai lavoratori del privato, o la strenua difesa dei palazzinari e degli investimenti nei territori della Locomotiva del Nord che tanto denigrano ma altrettanto hanno bisogno di pendolari ed emigranti. Il motivo? Si ha bisogno come il pane di trasferimenti di lavoratori, studenti e malati per far funzionare le loro fabbriche, uffici, università, ospedali, negozi e senza i quali il mito malato della “superiorità” di questi territori sul Sud, su cui si basa il “razzismo di Stato”, crollerebbe miseramente.

Questo mostra l’ipocrisia della politica economica: la flessibilità va bene fino a quando riduce i salari e le tutele sul lavoro, facendo collassare la quota salari e comprimendo la domanda aggregata. Se serve a una gestione più umana del tempo, o va contro il racconto mediatico imposto da 160anni, allora è una bestia da abbattere immediatamente. I cittadini e i lavoratori dovrebbero allora risvegliarsi e prendere coscienza della reale situazione per evitare che i castelli di bugie raccontate da altri ricadano su di loro e peggio sulla loro condizione di lavoratori.

Di Anna Ferrari

Segretario provinciale UGL-FP di Caserta

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